
Speaker Radiofonico
RDS
Come ti ingaggia una radio nazionale
Come ti ingaggia una radio nazionale
Il mio racconto

Quando approdai ad RDS, fu un sogno diventato realtà! E questo grazie a Marco Minelli che era il direttore dei programmi in quel tempo. Pensate: sono stato forse lo speaker nazionale più giovane d’Italia, avevo solo 21 anni!
Marco mi mise in onda la notte, subito dopo la nota Manuela Doriani. Solo io so con quale felicità godevo della mia fascia oraria notturna, in silenzio, senza reclami e senza confidarlo a nessuno. Non ho mai desiderato di condurre fasce orarie importanti come quella del pomeriggio, ho sempre solo chiesto all’universo di darmi quello che meritavo e che amavo. Quando nel cuore della notte mi ritrovai a parlare da una radio con copertura nazionale, mi resi conto di aver ottenuto quello che avevo sempre sognato. Ricordo che tra un disco e l’altro, facevo le “vasche” lungo quel silenzioso corridoio della radio, pensando al prossimo intervento in diretta, pensando a cosa dire e a che argomento trattare; e ogni tanto pensavo anche: “Sono qui o sto sognando?”
Mi insegnarono a seguire la linea editoriale della radio: istituzionale, quasi elegante, sul classico. Sono stato in onda circa un anno, ma poi la società ha deciso di cambiare direttore dei programmi il quale decise a sua volta di portare dentro i suoi speaker preferiti. E in questo fui un po’ sfortunato. Avrei potuto crescere ancora dando ancora di più. Ogni volta che racconto come è nata la mia storia a RDS, i colleghi più appassionati si incantano perché in effetti è una “favola”. In questa pagina quindi voglio scrivere dall’inizio alla fine tutti i dettagli del mio esordio, anche perchè quando collaboravo per le radio locali della mia città avrei volentieri pagato per sapere come avviene il primo contattato con un noto network radiofonico nazionale, immagino quindi ci siano molti speaker emergenti, amanti del proprio lavoro, che curiosamente apprezzeranno il mio racconto.
In quel periodo avevo appena finito di mandare delle brevi demo alle radio nazionali. Decisi di escludere però RDS perchè la vedevo una radio troppo grande per me, mi sentivo inadeguato per la famosa Radio Dimensione Suono, era un colosso irraggiungibile. Fu la mia ragazza alla fine a convincermi, e con la speranza potesse portar fortuna feci imbucare a lei stessa la busta con l’audio cassetta della mia demo.
Un lunedì sera ero andato a trovare una mia cara collega in onda su Radio Star, una radio regionale del Veneto. Quella radio era all’ultimo piano di un palazzo industriale, a Padova, ed aveva uno splendido terrazzo su cui spesso (quando anche io lavoravo per lo stesso gruppo radiofonico) ci facevo i miei giretti “scacciapensieri”. A mezzanotte Sonia terminò la diretta ed iniziò a chiudere tutto. A mezzanotte e tre minuti mi squillò il cellulare, quel primo mattone telefonico che mi consentiva di telefonare solo la sera, per evitare la tariffa della proibitiva fascia rossa!


Io: “Pronto?”
Voce splendidamente impostata: Siii pronto, Pino?
Io: No, sinceramente io mi chiamo Carlo, mi dispiace ha sbagl..
Voce splendidamente impostata: Aah sì sì, scusa, Carlo Flora; ciao, sono Marco Minelli, di RDS!
Io pensai solo qualche attimo di secondo, il tempo di concludere che non poteva essere uno scherzo, la voce era perfettamente impostata e non conoscevo nessun collega con una voce così!
Io (senza fiato): Ah!! Ciao!
Non lo conoscevo, ma mi parlava con una confidenza tale che mi sentii subito a mio agio.
Minelli: Come stai.. stellina?
Io: Bene grazie, un po’ stanco!
Minelli: Che stai facendo di bello in questo periodo?
Io: Sono in onda su Radio Venezia, ma mi sono un po’ stufato di fare le realtà locali, vorrei imparare ancora e le radio della mia regione mi hanno già dato quello che potevano darmi.
Minelli: Certo, certo.
Sorrideva e si zittiva spesso in attimi che gli bastavano per studiarmi.
Minelli: Seeenti… la settimana prossima vengo su a Milano! Ci vediamo?
Io: Se vuoi posso venire io a Roma… già domani!!
Ah! ah! ah!!… non potevo proprio aspettare! Voi mi capite vero? Il giorno dopo presi il treno espresso notturno, dormii nelle poltrone di seconda classe per arrivare in tempo alle 9 del mattino in Viale Mazzini 119 a Roma. Mi ricevette una segretaria che mi raccomandò di passare dal terzo piano per avere il pass e lasciare li un documento. Che figata!! Avevo il cuore a mille e le mani gelide!
Quando ottenni il pass, mi sentivo già un privilegiato. Seduto, in attesa di essere ricevuto da Marco Minelli, passai circa 2 ore di attesa a pensare che probabilmente era tutta una presa per il culo, così come mi prese per il culo un’altra radio nazionale, l’anno prima. Ormai ero esperto… pensai: “Ci sono cascato ancora, come ho fatto ad essere così pirla da scendere fino a Roma per farmi solo un giro con la metro!”
Invece dopo quella lunga attesa Marco finalmente mi fece accomodare nel suo ufficio, che puzzava di pelle. Le poltrone nere erano abbinate con l’arredo. Quando mi sedetti, Marco mi squadrò un attimo in silenzio, sorridente. Poi iniziò.
Minelli: Allora? Come stai? Che mi racconti stellina?
Io non sapendo come volesse aprire il dialogo, pronunciai solo un secco “Niente di che!“. Insomma, alla fine parlammo per un po’ come se fossimo amici di vecchia data, parlammo di varie cavolate fino a quando Marco deve aver pensato che probabilmente mi sentivo finalmente più a mio agio.


Minelli: Io ho ascoltato la tua cassettina e devo dirti che …
Ecco che partono le critiche, pensavo.
Minelli: … mi hai colpito molto perché non ho trovato in te quei tipici fastidiosi difetti che molti speaker invece si portano dietro. Ma quanti anni hai?
Io: Ventuno.
E sette furono i complimenti che mi sparò uno dietro l’altro, e che purtroppo non ricordo con esattezza perché il mio cervello in quel momento non recepiva nulla! Io non potevo crederci. Cercai di scrutare nel suo sguardo diventato serio se mi stava prendendo per i fondelli o se da li a un attimo sarebbero iniziate le critiche. Invece proseguì così:
Minelli: Se ti dicessi che ti metto in onda la notte dalle 3 alle 6, tu che mi diresti
Io: Non direi nulla, ti farei un monumento!
Minelli:Torna a casa e aspetta una mia telefonata, stellina!
Sorrideva ancora. Uscii da quella radio e chiamai subito la mia ragazza (che amorevolmente ha sempre creduto in me) per ricapitolare quel che mi era appena successo. Quello è il momento più bello che ricordo: esci su Viale Mazzini e sei libero di respirare, di mettere a fuoco i dettagli di quanto è accaduto, sei da solo finalmente, con una gioia che ti riempie. E potresti fare qualsiasi cosa in quel momento! Anche perderti per la capitale! Passai un mese intero senza sentire Minelli. E quindi ero di nuovo disperato. Non avevo ancora detto nulla a nessuno del mio incontro, reduce da un pacco ricevuto l’anno prima con una nota radio del Centro Italia. Ma dentro esplodevo perché durante quel mese di attesa non avevo fatto altro che sognare, prepararmi, iniziare ad escludere dalla mente la mia vita di sempre. Pensare di tornare indietro era psicologicamente massacrante. Un giorno ero talmente in ansia che decisi di chiamare Minelli. Tanto non me lo avrebbero mai passato, pensavo.
Io: Buona sera è possibile parlare con Marco Minelli, perpiacere?
Centralino: Chi lo desidera?
Io: Carlo Flora
Passarono 5 secondi.
Minelli: Stellina come stai?
Incredibile!
Io: Malissimo! Non so cosa pensare, non mi chiami più, quando potrai farmi sapere qualcosa?
Marco: Non ti devi preoccupare, perché tu .. sei dei nostri ormai!
A quel punto ero davvero tranquillo e due giorni dopo mi fece chiamare dalla segretaria per avvisarmi che con il nuovo mese sarei stato in onda. Il tempo di fare baracca e burattini, avvisare colleghi e amici e salutare la mamma senza dargli nemmeno il tempo di capire che non era uno scherzo. Alle 3 di notte del 3 maggio 1999 mi presentai in diretta. Per aver scritto qui tutto questo, devo avere una gran bel ricordo. Non credete?!
