Speaker Radiofonico

Come diventare speaker radiofonico

Prima di tutto chiariamo, insieme a Piero Rigolone (Broadcast and Production), cosa vuol dire “fare lo speaker”.
Se guardiamo i profili di chi operava nelle radio private agli esordi, troviamo principalmente “deejay” che lavoravano nelle discoteche come intrattenitori, i tecnici o gli appassionati di radiocomunicazioni che costruivano gli impianti e, in qualche caso, i giornalisti della carta stampata che curavano i “giornali radio”, dedicando quindi all’informazione un programma specifico e lasciando il resto del palinsesto all’intrattenimento.
Oggi la figura del disc jockey “puro” è presente solo in quelle stazioni o in quei programmi incentrati esclusivamente sulla musica (dance in particolare) o sull’intrattenimento leggero, mentre in molti casi c’è stata una sovrapposizione con la figura del giornalista o la conduzione è stata affidata ad artisti od esperti provenienti da altri campi.

Nella maggiore parte dei casi, davanti al microfono non si trova più un “deejay”, ma un “conduttore”.
Il deejay aveva accesso diretto ai dischi e li selezionava e suonava quasi sempre al momento, in base alla propria sensibilità artistica e all’umore del programma. Il successo di una stazione era collegato a queste capacità. Il deejay disponeva di pochi strumenti: piatti, mixer, microfono, telefono e spesso li gestiva tutti in prima persona.
Il conduttore oggi non lavora più solo dal vivo e in tempo reale, ma dedica buona parte dell’impegno alla preparazione degli interventi, insieme ai collaboratori (che, a seconda della dimensione della stazione e del tipo di programma, possono essere redattori, produttore, fonico ecc..).

Alcuni strumenti a disposizione del conduttore sono: scaletta (contiene non solo i passi musicali, ma anche annotazioni sulla posizione, il tipo e la durata degli interventi), testi e spunti (preparati ad esempio dai redattori o in gruppi di lavoro o da fornitori esterni), terminali di telecomunicazione verso l’esterno (lettura di SMS, e-mail, ricerca di contenuti in Rete ecc.) e verso l’interno della Stazione (tramite la rete dati/fonia interna).
Il conduttore, dunque, oltre alle ovvie qualità nell’uso della voce e nella predisposizione al rapporto con il pubblico, deve essere soprattutto in grado di gestire le durate degli interventi, di muoversi in tempo reale tra i contenuti del programma e di coordinarsi con i collaboratori.

Nella maggiore parte dei casi, davanti al microfono non si trova più un “deejay”, ma un “conduttore”.
Il deejay aveva accesso diretto ai dischi e li selezionava e suonava quasi sempre al momento, in base alla propria sensibilità artistica e all’umore del programma. Il successo di una stazione era collegato a queste capacità. Il deejay disponeva di pochi strumenti: piatti, mixer, microfono, telefono e spesso li gestiva tutti in prima persona.
Il conduttore oggi non lavora più solo dal vivo e in tempo reale, ma dedica buona parte dell’impegno alla preparazione degli interventi, insieme ai collaboratori (che, a seconda della dimensione della stazione e del tipo di programma, possono essere redattori, produttore, fonico ecc..).

Alcuni strumenti a disposizione del conduttore sono: scaletta (contiene non solo i passi musicali, ma anche annotazioni sulla posizione, il tipo e la durata degli interventi), testi e spunti (preparati ad esempio dai redattori o in gruppi di lavoro o da fornitori esterni), terminali di telecomunicazione verso l’esterno (lettura di SMS, e-mail, ricerca di contenuti in Rete ecc.) e verso l’interno della Stazione (tramite la rete dati/fonia interna).
Il conduttore, dunque, oltre alle ovvie qualità nell’uso della voce e nella predisposizione al rapporto con il pubblico, deve essere soprattutto in grado di gestire le durate degli interventi, di muoversi in tempo reale tra i contenuti del programma e di coordinarsi con i collaboratori.

Il conduttore deve sapere interpretare appieno il formato dell’emittente o del programma tematico, seguire le indicazioni del produttore, e liberare la propria creatività e capacità d’improvvisazione senza perdere di vista questi capisaldi.
Ora che abbiamo chiarito cosa vuol dire fare lo speaker (conduttore radiofonico), ..siete sicuri di volerlo diventare davvero? Ponetevi la domanda voi stessi perché se non lo volete davvero, non lo diventerete MAI!
Volere è potere.
Volerlo vuol dire essere disposti a dare priorità, dovete essere disposti a sacrifici, impegno e soprattutto necessitate di tantissima UMILTÀ! Non montatevi la testa, perché se così sarà, ne sarete già fuori.

Queste pagine non sono state scritte per coloro che hanno intenzione di diventare speaker a tempo perso, ma per quegli ambiziosi che vogliono farlo di mestiere; mettetevi in testa che più vi presterete a ricevere calci nel “sedere”, più avrete la possibilità di arrivare dove volete e magari, di diventare i più bravi!
Per iniziare a fare radio, dovete proporvi alle radio “comunitarie” (parrocchiali), radio senza scopo di lucro, piccole, di quartiere…
Non sognatevi di proporvi in radio che vi fanno eccitare quando le ascoltate perché non vi degneranno mai di alcuna attenzione!

La gavetta esiste anche in questo settore.
Quindi procuratevi il numero di telefono di questo tipo di radio, se avete la radio nel cuore dovreste conoscere a memoria tutta la banda FM e quindi dovreste già avere in mente la radio da chiamare. Sognatevi di guadagnarci dei soldi, non chiedeteli perché vi sbatteranno la porta in faccia. (E vi starà bene)
I soldi li vedrete solo quando lavorerete per radio affermate o per i network…
Quando vi presentate siate sinceri: “Salve, mi piacerebbe fare radio, non l’ho mai fatto, ma penso di esserne capace.” Quando avrete uno programma in una di queste radio, imparate a parlare ascoltando i network, registratevi e valutatevi ogni giorno. Se tutto va bene non dovreste mai piacervi! Se un giorno vi apprezzerete vorrà dire che davvero siete da buttare!

Quando arriverete ad un livello in cui sentite l’esigenza di volere di più (quando ci arriverete capirete), quello sarà il campanello d’allarme che vi indicherà la vostra crescita.
Proponetevi ora a tutte le radio che volete e… in bocca al lupo. Ma soprattutto… complimenti.

La gavetta esiste anche in questo settore.
Quindi procuratevi il numero di telefono di questo tipo di radio, se avete la radio nel cuore dovreste conoscere a memoria tutta la banda FM e quindi dovreste già avere in mente la radio da chiamare. Sognatevi di guadagnarci dei soldi, non chiedeteli perché vi sbatteranno la porta in faccia. (E vi starà bene)
I soldi li vedrete solo quando lavorerete per radio affermate o per i network…
Quando vi presentate siate sinceri: “Salve, mi piacerebbe fare radio, non l’ho mai fatto, ma penso di esserne capace.” Quando avrete uno programma in una di queste radio, imparate a parlare ascoltando i network, registratevi e valutatevi ogni giorno. Se tutto va bene non dovreste mai piacervi! Se un giorno vi apprezzerete vorrà dire che davvero siete da buttare!

Quando arriverete ad un livello in cui sentite l’esigenza di volere di più (quando ci arriverete capirete), quello sarà il campanello d’allarme che vi indicherà la vostra crescita.
Proponetevi ora a tutte le radio che volete e… in bocca al lupo. Ma soprattutto… complimenti.